Il 13 maggio un disastroso incendio ha distrutto la facoltà di Architettura di TUDelft, l'università dove ho passato gli ultimi tre anni. Fortunatamente la facoltà era vuota per la festa di pentecoste e quindi non ci sono stati feriti. Insieme all'edificio sono andati distrutti materiali di ogni genere, compresi modelli originali degli anni trenta del De Stijl, mappe storiche e pare anche materiali provenienti da Barcelona per una mostra. Le immagini sono impressionanti, vedere un luogo familiare collassare su se stesso come le torri gemelle è shoccante.
Tutto quello che rimane della ricerca e del lavoro di decenni sono i dati informatici, unica eredità consolatoria. Da un certo punto di vista questo evento mi fa pensare ad un aspetto della rivoluzione informatica in architettura di cui stiamo dibattendo nel seminario: l'immaterialità del formato digitale e la possibilità di muoverlo alla velocità della luce con le fibre ottiche lo rendono ormai immune a disastri come questo incendio che un tempo avrebbero significato una perdità incolmabile di sapere. Pare che gli unici arditi che hanno provato a salvare qualcosa siano stati i tecnici informatici, che con un raid veloce hanno messo in salvo i server centrali, permettendo il recupero di tutti i dati. Qui nasce un secondo aspetto interessante: La facoltà a ripreso a lavorare, ma senza un posto fisico...si può dire che in questo momento Bouwkunde è una facoltà virtuale, che si muove nella rete VPN di TUdelft.
...una piccola nota : l'incendio è stato generato dalla perdita d'acqua di una delle nuove macchine del caffè, per le quali erano stato appena speso 1 milione di euro. Questa ha generato un cortocircuito nell'impianto elettrico da cui è partito l'incendio. Ancora una volta due dei tre fagelli olandesi (le XXX di Amesterdam Fuoco, acqua e peste) hanno colpito.
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