sabato 4 aprile 2009
STRUTTURA® sistema per spazi pubblici verticali
Densità, Verticalità, Flessibilità, Sostenibilità.
La consapevolezza della condizione metropolitana della città ha riaffermato la necessità di limitare il consumo di suolo a favore di una densificazione dell’esistente, anche se la domanda antimodernista della popolazione sembra essere più direzionata verso l’idillio qualitativo della bassa densità. Si va affermando un approccio che ricerca potenziali risorse spaziali nelle configurazioni urbane non ancora pienamente sfruttate, attraverso quella che potremmo definire un urbanistica dell’ottimizzazione, flessibile e al contempo capace di identificare opportunità piuttosto che limitazioni normative.
Ritornano a pieno titolo nel dibattito la verticalità della Plug-in city di Archigram o la meccanica progressista dell’Utopia futurista, o le PARASITE architetture, che nascono come creature saprofite della città contemporanea, con l’intento anarcoide di sfuggire hai rigidi schemi della pianificazione tradizionale.
Nel frattempo l’istanza ecologista di sostenibilità ha sdoganato il container, che ha potuto ergersi ad nuova unità abitativa o piuttosto a ponte o a piccolo bar, tutto nella imperativa necessità del riuso.
Roma e le facciate cieche
In termini di consumo di suolo Roma è una città paradigmatica con la sua crescita incontrollata dettata dalle speculazioni di un edilizia di quantità senza qualità. La massimizzazione delle cubature ha lasciato cicatrici nel tessuto sotto forma di mute quinte di spazi in attesa, che paradossalmente ora si trasformano in una risorsa insperata. Le facciate cieche diventano allora la superficie su cui è possibile pensare un sistema parassitario che permetta di risolvere con la verticalità la richiesta di spazi pubblici di qualità. Un sistema che sia flessibile, sostenibile, e standardizzato per minimizzare i costi.
Il caso di studio: Ostiense
Il quartiere Ostiense è oggetto di numerosi programmi di intervento, ma mantiene ancora quel senso di incompiutezza postindustriale che sembra collidere con il suo status di quartiere del tessuto storico. Un contesto consolidato con pochi spazi pubblici di qualità ma con la disponibilità spaziale fornita da un ampio sistema di facciate cieche. Lo scopo della sperimentazione è stato quindi quello di identificare una struttura ripetibile serialmente, configurabile secondo le esigenze, e che funga da contenitore per una serie di funzioni di uso pubblico che non trovano spazio disponibile alla quota stradale. Si propone quindi cuna soluzione che possa funzionare come sistema adattabile di intervento capace di mettere in relazione sequenze di spazi urbani verticali.
STRUTTURA®
Come osserva Koolhaas, la griglia regolare, nella sua semplice ripetitività, offre un ampia libertà di configurazione. Considerando che il tipo di operazione proposta richiede l’intervento dell’amministrazione pubblica, si è pensato di contenere i costi di realizzazione con l’utilizzo di una semplice struttura a traliccio, di facile montaggio e rimozione, ma che può delineare varie soluzione compositive. Questa struttura a sua volta contiene dei moduli funzionali, che come un tetris possono essere configurati a seconda delle esigenze. Il terzo elemento è rappresentato da un ascensore autoalimentato, grazie ai moduli fotovoltaici, che, inseriti in un numero sufficiente, possono coprire la richiesta energetica di STRUTTURA.
Moduli
I tipi di moduli possono essere catalogati in quattro famiglie funzionali:
Sistema spazi aperti
Sistema Box multifunzione (funzioni chiuse)
Sistema Multimediale
Sistema Life Cycle
Sistema spazi aperti
E’ basato su i moduli del verde (verde, albero, acqua) e quelli degli spazi pavimentati.
Possono essere configurati in maniera da ottenere piazze e giardini pubblici fruibili, oltre a fornire una quinta urbana di vegetazione sull’esempio dei Vertical Garden di Patric Blanc.
Sistema Box multifunzione
E’ basato su unità funzionali autosufficienti, che possono ospitare varie destinazioni d’uso. Le PARASITE architecture ci hanno mostrato come oggetti industriali in dismissione possano essere riconvertiti con molteplici soluzioni, compresa l’abitazione.
Sistema Multimedia
E’ basato sui moduli Schermo e Suono. Possono assolvere a varie funzionalità multimediali, dal cinema alla comunicazione passando per i concerti, offrendo configurazioni scalabili. Il modulo suono per esempio, in collaborazione con i moduli spazi aperti, può diventare un palco amplificato per le più svariate performance artistiche.
Sistema Life Cycle
E’ basato sui moduli energetici (fotovoltaici ed eolici) e sui moduli di filtraggio acqua e aria. L’industrial ecology ci ha mostrato come questi sistemi possano essere ormai delle soluzioni di uso comune, permettendo un sostanzioso contributo energetico da fonti di alimentazione pulite. lo scopo è quello di garantire un sistema di alimentazione che renda il complesso autosufficiente, unitamente a meccanismi biologici di miglioramento delle condizioni ambientali.
Conclusione
STRUTTURA è concepito come un contenitore dove trovano posto le istanze di verde, tempo libero, intrattenimento e cultura. L’utilizzo di una struttura modulare permette di riutilizzare oggetti industriali dismessi o di inserire sorgenti di energia pulita, in modo da garantire un Ciclo di Vita sostenibile. Gli elementi standardizzati permettono di contenere i costi e garantire flessibilità nel tempo, facilitando la gestione da parte dell’amministrazione pubblica.
Max Wan . Proposte per nuove modalità di intervento urbano
Intervista con Rients Dijkstra (MAXWAN)
Lo studio Max Wan viene fondato nel 1993 a Rotterdam da Rients Dijkstra , per far fronte ad un primo incarico, da lui stesso definito inusuale: la progettazione di un masterplan per 30.000 nuove abitazioni all’interno del programma VINEX [1].
Dijkstra utilizza un’ironia dal sapore autoreferenziale, visto che, fino a quel momento, era stato project leader e chief designer di OMA per l’ Amsterdam Y-Oevers masterplan e il Tram Tunnel masterplan del L’Aja, oltre ad aver collaborato al Lille ‘Euralille’masterplan.
Max Wan può essere un esempio paradigmatico di quel nutrito gruppo di Design Offices nati all’inizio degli anni novanta, che sono stati testimoni di un’epoca d’oro per l’architettura Olandese. I protagonisti di questa stagione hanno tratto vantaggio dalla congiuntura fra il boom economico e la diffusione di una coscienza dell’importanza della qualità architettonica. (Giampiero Sanguigni)images
Le condizioni create dalla cosiddetta new golden age, hanno permesso la pratica di tutte quelle teorie che stavano ormai trasformando le ultime convinzioni post-modern nella consapevolezza di una second modernity. Come un ricorso storico di inizio secolo, il movimento capitanato da Rem Koohlass promuove una nuova modernità, attraverso le redifinizione dell’accezione di contemporaneo, sviluppando un consistente apparato teorico e un proprio linguaggio, che andrà poi sotto l’etichetta di Dutch Touch .
Il principio generatore è l’accettazione dei codici espressivi attraverso i quali si esprime la società senza nessun tentativo di opporre ad essa la minima frizione culturale. Questa posizione trova la sua esplicazione teorica nella trilogia Koohlaasiana Bigness, Generic city e Junkspace ,ma è sempre sottointesa anche negli altri contributi come il Datascape degli MVRDV , il deep planning degli UNstudio o il soft urbanism e l’orgware dei Max Wan.
Oggi la sperimentazione nell’ambito formale incontra difficoltà nel trovare nuovi stimoli, ma bisogna ammettere che la second modernity olandese ha aperto la strada ad un ripensamento dell’urbanistica come disciplina architettonica, e alla conseguente definizione di nuovi strumenti e scale di intervento. Come il nome stesso di OMA ricorda, l’architettura ha ormai acquisito una accezione metropolitana.
Bigness + VINEX
Il rapporto quasi genealogico con Oma è stato spesso preso come unica chiave di lettura del lavoro di molti studi olandesi, Max Wan incluso. Dijkstra, se vogliamo ha l’aggravante dell’aspetto fisico: alto, spigoloso e talmente somigliante al suo vecchio capo da guadagnare il soprannome (non gradito) di Piccolo Koolhaas. Forse è anche per questo che ancora nel 2000, nel catalogo di Archilab, Max Wan viene definito come lo studio della nuova emergente generazione di architetti olandesi che con più ampiezza ed entusiasmo, aggiorna lo slogan BIGNESS coniato da Rem Koohlass e Ed Taverne negli anni novanta.
Dijkstra non concorda con questa definizione. Max Wan è interessato alla complessità della realtà, in tutte le sue sfaccettature siano esse culturali, sociali, finanziarie, politiche o tecniche, e nella relativa sfida progettuale. Le dimensioni non contano, come dimostra il loro portfolio che spazia dagli oggetti alle città.
Si capisce quindi che la relazione con OMA è più sentita nell’approccio realista piuttosto che nel continuo riferimento al concetto della grande dimensione come tema stereotipato del movimento olandese.
Micheal Speaks, da parte sua, sostiene che la Bigness non vada intesa solo come dimensione autoreferenziale dell’edifico , ma anche come la condizione in cui ha operato l’architettura olandese in questi anni. Il programma VINEX del 1993 rappresenta per Speaks la sterzata verso la grande dimensione anche nell’agenda politica. Questa scelta, per il professore americano, avrebbe comportato non solo un aumento della scala operativa degli studi di architettura ma anche la redifinizione della loro stessa organizzazione.
Per Dijkstra invece , non c’è stata nessuna particolare sterzata verso il BIG in questo periodo, visto che i progetti di housing su larga scala sono parte della pratica olandese da decenni, da quel Woningwet [2]del 1901 che ha sempre guidato la pianificazione nei paesi bassi. Più che sulla dimensione dei VINEX , la discussione dovrebbe muoversi su l’esito che ha avuto questo programma, che è stato concluso, e di cui e possibile fare quindi una valutazione a posteriori.
Negli ultimi anni si sta sviluppando una posizione critica che vede i VINEX come un fallimento. Secondo questa linea di pensiero sono sbagliati i presupposti strategici del programma, troppo orientati ad un modello insediativo che sembra rifarsi alla città americana: bassa densità, destinazione interamente residenziale, concentrazione dei servizi in Mall commerciali. Oltre ai problemi di sostenibilità di tale sistema si afferma l’idea che il buon livello della qualità architettonica non sia riuscito a dare un carattere di identità a queste nuove anonime periferie.
Per Dijkstra dipende da che angolo si guarda il problema. Bisogna trovare un bilanciamento fra le aspirazioni e desideri individuali e il risultato della realizzazione di queste aspirazioni. Quando è stato chiesto agli Olandesi come avrebbero voluto la loro casa (woonwens) hanno risposto che la loro aspirazione era una casa suburbana mono-familiare con giardino. Quando invece gli è stato chiesto quale fosse la loro visione del futuro dell’Olanda, hanno espresso il desiderio di vedere sistemi insediativi che non compromettessero ulteriormente gli spazi aperti e il paesaggio. Si noti che le due risposte sono antitetiche. I VINEX, quindi, sono stati un grande successo se si considera il fatto che forniscono alle persone le condizioni ambientali e tipologiche che avevano richiesto, con buona approssimazione. I VINEX sono invece un fallimento se si considera il fatto che hanno consumato territorio a sfavore di spazi aperti per la natura.
ORGWARE e SOFT URBANISM
Con un pragmatismo tutto olandese, Dijkstra riporta quindi il dibattito nei termini con cui è stato affrontato negli anni novanta, cioè quello di una emergenza abitativa che, grazie alla congiuntura economica, avrebbe potuto trasformarsi in una opportunità di sviluppo concertato.
Il lavoro di Maxwan parte da questo assunto per formulare il suo approccio teorico. Lo scopo ambizioso è quello di reinventare le procedure progettuali e strategiche in accordo con gli attori coinvolti e allo stesso tempo rompere con le teorie di pianificazione degli ultimi decenni, considerate ad un punto morto.
Per il programma di Leidsche Rijn, Maxwan in collaborazione con lo studio di ricerca e progettazione Crimson, propone un nuovo approccio che, invece di imporre un disegno a terra complessivo, sfrutta le potenzialità degli indici e dell’”Orgware”.
Orgware (Organizationware) è un termine derivato dall’economia e si riferisce a fattori di natura amministrativa, politica o legati alla politica che precedono lo sviluppo delle idee progettuali e conoscenze (software) e la costruzione e posizionamento di elementi fisici (hardware).
Come un ambiente invisibile, l’orgware costituisce il campo delle possibilità, una topografia di potenzialità e vincoli, con implicazioni almeno della stessa importanza della consolidata pianificazione topografica. Il progetto non proviene da alcun modello politico o filosofico, ma è adattato alla logica del mercato come autorità organica. Partendo infatti dall’assunto che il 70% delle unità abitative dei VINEX sarà finanziato da capitali privati, Max Wan cerca di basare il suo metodo su sistemi di logica finanziaria. Questa scelta pone la questione dei possibili effetti negativi in termini di utilità pubblica di uno sviluppo guidato dal libero mercato in una realtà come quella europea. Dijkstra afferma che l’esistenza innegabile di questa possibilità non cambia il fatto che il mercato sia una forza chiave, come lo sono le politiche di Governo (locale e nazionale).Gli architetti dovrebbero forzarsi a comprendere le dinamiche di mercato, per trovare il modo di collaborare e di ‘educare’ il mercato stesso.
Questo approccio market based , che secondo Dijkstra è esportabile al di fuori dei confine olandesi, incontra qualche difficoltà di attuazione in quei paesi in cui il sistema di libero mercato non possiede quella serie di pesi e misure ormai consolidate nelle realtà tradizionalmente liberiste. Non è difficile poi immaginare quali risultati avrebbe in paesi come l’Italia, dove l’abusivismo e la speculazione erodono in maniera incontrollata territorio.
Dijkstra concorda sulla difficoltà di applicazione in questi contesti ma ricorda che il mercato, per la sua attitudine alla massimizzazione del profitto nel corto termine, non può fornire un sistema strategico di vincoli e limitazioni. Questo deve essere definito da altre forze. Abbiamo bisogno di una teoria Keynesiana dell’architettura e della pianificazione.
L’opera di Maxwan quindi allarga lo sguardo dalle questioni di forma in senso stretto, comprendendo i processi di tipo economico e politico ed interiorizzandoli nelle dinamiche progettuali.
Una particolare attenzione va rivolta al fatto che questo approccio non esclude assolutamente gli strumenti della conoscenza compositiva, ma si focalizza su elementi diversi sui quali impostare la possibilità di controllo sulla forma di spazi, oggetti e lay-out urbani (Gabriele Pitocco).
Max Wan si fa quindi promotore di un approccio morbido, realista, opportunista e flessibile basato su un insieme di nuovi strumenti e indicatori che si focalizzano sull’individuazione delle opportunità più che delle limitazioni. Gli indici della Soft Urbanism diventano il linguaggio che permette la trasmissione di questi contenuti.
Questi indici riguardano lo spazio personale (misurato come superficie per persona), il mix di funzioni programmatiche (inteso come gradiente di omogeneità), la distribuzione (con un escursione dalla bassa distribuzione – concentrazione - alla alta distribuzione – uniformità), il grado di controllo istituzionale (individuando degli ambiti da controllare strettamente dalla collettività e delle aree gestite maggiormente dalle leggi di mercato), i limiti (aree di transizione tra ambiti spaziali omogenei) e l’indice di qualità.
index
La Soft Urbanism proposta da Max Wan non vuole proporsi come alternativa ad una Hard, anzi Dijkstra sostiene l’esistenza di una unica urbanistica definendosi addirittura altamente sospettoso di simili invenzioni incontrollabili di nuove definizioni senza un appropriato apparato di contenuti. Spesso Architetti, imprenditori e burocrati si nascondono dietro questi termini alla moda e si perdono con essi.
Max Wan non sembra essersi perso, e dieci anni dopo il Leidsche Rijn masterplan, lo studio di Rotterdam ripropone il suo approccio orientato verso le opportunità anche per il Barking Riverside Masterplan[3].
L’intervento è visto in relazione al più vasto progetto di riqualificazione del Riverside London Thames Gateway. Il sistema di spazi pubblici viene acquisito come sistema organizzativo dell’impianto. A questo vengono contrapposte delle aree residenziali a sviluppo privato che vengono regolate con indici di densità ,qualità e scala. Le frizioni fra questi due sistemi caratterizzati da rapporti dimensionali contrastanti, creano per Max Wan un eccitante mix di alta densità ed ampi spazi aperti. L’obbiettivo “non è quello di creare una strip lungo il fiume ma far sì che l’insediamento tragga beneficio dalle sue qualità per quanto concerne spazio ed atmosfera.”
L’intenzione è come sempre quella di creare un terreno per le opportunità coinvolgendo di attori economici ed istituzionali all’interno delle dinamiche progettuali.
Atelier Zuidvleugel
La formalizzazione di un apparato metodologico come quello di Max Wan è una procedura comune a molti studi olandesi, in cui la ricerca tlogo_09eorica è sempre considerata come supporto alla progettazione. In alcuni casi, come AMO, quella che può essere un’attitudine diventa un vero e proprio sistema autonomo.
Per Dijkstra, la ricerca, è (o dovrebbe essere) parte integrante della pratica progettuale, che qualche volta, se si hanno tempo e fondi da spendere o se si entra in qualcosa di realmente eccitante, può vivere di vita propria.
Le teorie di Max Wan hanno avuto il loro riconoscimento come metodo consolidato quando nel 2005 la Provincia della Zuid Holland ha coinvolto lo studio di Rotterdam nella piattaforma Zuidvleugel[4] per la strutturazione di un istituto di ricerca e progettazione su scala regionale. Max Wan ha fornito al progetto ricercatori, organizzazione e supervisione. L’atelier Zuidvleugel quindi potrebbe essere visto come il tentativo, non conscio, di integrare l’orgware nel sistema di pianificazione pubblica.
L’atelier può essere considerato come una ‘safety zone’ in cui progetti, iniziative e persone si ritrovano insieme. È un posto con diverse funzioni, pricipalmente sotto forma di workshop, che fornisce le strutture per progettare e sviluppare nuovi modelli analitici; è un posto di riunione in cui le persone possono scambiare la conoscenza e l’esperienza sulla Zuidvleugel. Ma non è solo un posto; l’atelier è anche un gruppo di persone, una squadra di progettisti provenienti dalla provincia, dai comuni e dagli uffici indipendenti che si sono cimentati nel ripensamento delle strategie spaziali per la Zuidvleugel attraverso lo studio di progetti, testi o modelli di nuova concezione. (AZV)
Dopo due anni l’istituto ha concluso la sua ricerca con una manifestazione finale e varie pubblicazioni. Dijkstra è convinto che l’operato dell’Atelier Zuidvleugel influenzerà le scelte di pianificazione ma che soprattutto ha contribuito a generare la consapevolezza che la scala regionale può essere studiata, capita e progettata dagli architetti in maggior misura di quanto la gente è disposta ad ammettere. La progettazione della grande scala è possibile e ne può essere fatto un buon uso.
Selezione Bibliografica
O.M.A., Rem Koolhaas, Bruce Mau, S, M, L, XL , evergreen , 1997
Federico Bilò, Rem Koolhaas, edizioni Kappa, 2004
Rem Koolhaas, Delirious New York, edizione italiana a cura di Marco Braghi, Electa, 2001
Michele Costanzo e Hans Hibelings, Dutch Touch, edizioni Kappa, 2004
Atelier Zuidvleugel, TussenRuimte – Inbetween space, AZV, the Hague 2007
Atelier Zuidvleugel, De 9 staden, AZV, the Hague 2007
Atelier Zuidvleugel, Ruimte en Lijn, AZV, the Hague 2006
Fonti Web
www.maxwan.nl
Arch’it parole chiave, Grande, articolo di Giovanni Corbellini, 28 gennaio 2005
Consultato nel febbraio 2008
Link http://architettura.supereva.com/parole/20050128/index.htm
Arch’it parole chiave, Bello ?, articolo di Giovanni Corbellini, 28 gennaio 2005
Consultato nel febbraio 2008
Link http://architettura.supereva.com/parole/20050128/index.htm
Perché questa forma? Strumenti di organizzazione della forma negli scenari contemporanei.
Articolo di Gabriele Pitocco, anno 2006
Consultato nel maggio 2008
http://www.presstletter.com/articolo.asp?articolo=418
Big Soft Orange, Michael Speaks
Consultato nel maggio 2008
http://www.arch.columbia.edu/Projects/Courses/Fall98/Speaks/speaks.html
Allegati
Intervista con Rients Dijkstra del maggio 2008
Di Luca Incerti
BIGNESS
Among the ‘emerging’ generation of Dutch architects, Maxwan can be definitely counted with those who are, with the most range and enthusiasm, updating the slogan coined by Rem Koolhaas and Ed Taverne in the 1990s : BIGNESS’. (http://www.archilab.org/public/2000/catalog/maxwan/maxwanen.htm)
Do you fit in this definition?
Which is the Max Wan declination for BIGNESS?
Maxwan is interested in real life issues, be it cultural, social, financial, political or technical, and in the related design challenges. Size does not matter, which is why our portfolio spans from object to city.
VINEX
Michael Speaks observes that the Fourth Nota Ruimte (and its formulation of the Vinex programs) represents a turn into the BIG also in the political agenda.
During the last few years, a critical position has been developed which defines the Vinex as a failure. This idea is mostly rooted on considerations regarding the effects on the real estate market prices and the quality of life in terms of services and functional mix.
Do you agree on this? By the way, what is the heritage of such ‘experiment’ in your opinion?
Is it still actual in Europe the concept of an urban settlement using Malls as basic services?
It all depends from which angle you come. A balance has to be found between individual hopes and wishes and the result of the realisation of those wishes. When asked about their ‘woonwens’ (how would you like your home), the Dutch have replied that they crave the single-family (suburban) house with garden. When asked about their vision of the future of Holland, they wish that new development does not further compromise landscape / open space. Note that the two answers are mutually exclusive. VINEX is a large succes in the sense that it provides people with the homes and environment that they have asked for, or a good approximation. VINEX is a failure in that it has occupied territory that could have been left open to nature.
ORGWARE
In the Leidsche Rijn Masterplan, you developed an orgware-based approach. You defined it as the organisational intelligence used to transform the ‘software’ of public and private policy directives into the ‘hardware’ of buildings and infrastructure. What is practically the orgware?
The non-physical forces (money, power, policy etc) that impinge upon a plan. First read our article in Archis 1995.
The solutions you reached in Leidsche Rijn define the market as the main force leading the development. Could this approach generate dangerous effects in terms of public utility?
The market is one of the main forces. Governmental policy (national, local) is another. And yes, it could have negative effects, but that doesn’t change the fact that it is a key force. Architects should force themselves to understand the market, to find ways of collaborating and then educating the market.
Can, this concept, be defined as an exportable mechanism from the Dutch controlled system to that market realities without sufficient weights and measures?
The orgware design concept? Yes it is universal.
The Mediterranean Countries, as Italy, have to manage the endemic problem of the illegal uncontrolled sprawl. How could you apply your market based approach in these situations?
I don’t know if you can. The market focus is short term and profit based. Other forces have to provide the limitations. We need a Keynesian theory for architecture and planning.
SOFT URBANISM
Soft Urbanism could be defined as the research and the application of new tools and indicators focusing on opportunities instead of obligations.
What is the peculiar difference with the hard urbanism? How do you reach the flexibility in a project?
There should only be one urbanism, that encompasses both the opportunities and the obligations. I am highly suspicious of the seemingly unstoppable invention of new descriptions without appropriate new content. Architects, developers and bureaucrats hide behind those fashionable terms and often get away with it.
Talking about the identification of new indictors and indexes, bringing as an example the Leidsche Rijn Master plan with the series of maps highlighting each a single urban quality such as program, density, building typology, spatial character, mix of uses, edges, control…
Could this analytic process gain the value of an international applicable method? Yes.
Are the indicators improved along the years? Yes.
THE OFFICE STRUCTURE
‘Such a turn to the BIG (the Vinex) has necessitated in Holland the development of a new disposition towards the practice of architecture itself’ (Speaks)
If you agree, in which way this situation has influenced your practice and the structure of your Office?
For us, there is no turn to the BIG. I’m not sure I agree with Michael here. The large scale housing project has been a part of Dutch practice for decades.
Almost all the Dutch Architecture design offices have a research sector, sometime just as an attitude, or as a specific branch (ex. AMO). It is probably motivated by the metropolitan field in which they operate that imposes the research of new approaches. Do you agree? Is it possible to consider the Atelier Zuidvleugel as your research branch?
Research is (should be) an integral part of design practice, which sometimes, if we have money or time to spend, or if we run into something really exciting, takes on a life of its own.
ATELIER ZUIDVLEUGEL
What is the Atelier Zuidvleugel? A research & design institute dedicated to the regional scale.
In which way it is related to Maxwan? Maxwan provided manpower, knowledge and supervision.
Could be conceived as the attempt to integrate the orgware in the Public Administration? Not consciously.
Which results it has had? Created awareness that the region can be studied and understood and designed to a greater extent than most people are willing to admit. Planning is possible and it can be put to good use.
Its research will influence the political agenda and the planning?
I believe it will.
[1] Vinex sta per “Vierde Nota Ruimtelijke Ordening Extra”, un documento programmatico del Ministero Olandese per l’ housing, la programmazione spaziale, e la gestione ambientale (Ministrie van VROM). In questo documento venivano identificate vaste aree urbane periferiche per uno sviluppo massivo di housing, stabilito in 1.100.000 nuove abitazioni da completare fra il 1993 e il 2005.
[2] Per eliminare le pessime condizioni in cui versavano la abitazioni in Olanda alla fine del XIX secolo, il governo introdusse il primo Housing Act nel 1901. La Carta dava al governo centrale tre importanti strumenti per intervenire nel housing pubblico:
Il finanziamento delle abitazioni in affitto da parte di associazioni e municipi.
Possibilità di intervenire sul mercato per il calmieraggio dei prezzi delle abitazioni a favore dei redditi più bassi.
Sistemi normativi per migliorare la costruzione di abitazioni e Housing stock.
[3] Barking Riverside è una delle 5 aree strategiche individuate da John Prescott per progetti di comunità sostenibili capaci di supportare lo sviluppo di nuovi insediamenti nel Thames Gateway.
In quest’area di 150 ettari Maxwan creerà una struttura insediativa con 11.000 nuove abitazioni con alti livelli di innovazione dal punto di vista progettuale, energetico e costruttivo (Gabriele Pitocco).
[4] Letteralmente ALA SUD. Negli ultimi anni si è cercato di affiancare alla ormai consolidata visione del Randstad, quella di sistemi di conurbazione lineare. Quello nord è rappresentato dall’asse fra Harlem, Amsterdam e Almere. Quello sud dall’asse L’Aja, Rotterdam Dordrecht. L’atelier Zuidvleugel è stato creato dalla Provincia dell’Olanda del Sud in collaborazione con i Municipi de L’Aja e Rotterdam, il ministero VROM, Habiforum e Transumo nel 2005 e nel novembre del 2007 ha concluso la sua ricerca.
Lo studio Max Wan viene fondato nel 1993 a Rotterdam da Rients Dijkstra , per far fronte ad un primo incarico, da lui stesso definito inusuale: la progettazione di un masterplan per 30.000 nuove abitazioni all’interno del programma VINEX [1].
Dijkstra utilizza un’ironia dal sapore autoreferenziale, visto che, fino a quel momento, era stato project leader e chief designer di OMA per l’ Amsterdam Y-Oevers masterplan e il Tram Tunnel masterplan del L’Aja, oltre ad aver collaborato al Lille ‘Euralille’masterplan.
Max Wan può essere un esempio paradigmatico di quel nutrito gruppo di Design Offices nati all’inizio degli anni novanta, che sono stati testimoni di un’epoca d’oro per l’architettura Olandese. I protagonisti di questa stagione hanno tratto vantaggio dalla congiuntura fra il boom economico e la diffusione di una coscienza dell’importanza della qualità architettonica. (Giampiero Sanguigni)images
Le condizioni create dalla cosiddetta new golden age, hanno permesso la pratica di tutte quelle teorie che stavano ormai trasformando le ultime convinzioni post-modern nella consapevolezza di una second modernity. Come un ricorso storico di inizio secolo, il movimento capitanato da Rem Koohlass promuove una nuova modernità, attraverso le redifinizione dell’accezione di contemporaneo, sviluppando un consistente apparato teorico e un proprio linguaggio, che andrà poi sotto l’etichetta di Dutch Touch .
Il principio generatore è l’accettazione dei codici espressivi attraverso i quali si esprime la società senza nessun tentativo di opporre ad essa la minima frizione culturale. Questa posizione trova la sua esplicazione teorica nella trilogia Koohlaasiana Bigness, Generic city e Junkspace ,ma è sempre sottointesa anche negli altri contributi come il Datascape degli MVRDV , il deep planning degli UNstudio o il soft urbanism e l’orgware dei Max Wan.
Oggi la sperimentazione nell’ambito formale incontra difficoltà nel trovare nuovi stimoli, ma bisogna ammettere che la second modernity olandese ha aperto la strada ad un ripensamento dell’urbanistica come disciplina architettonica, e alla conseguente definizione di nuovi strumenti e scale di intervento. Come il nome stesso di OMA ricorda, l’architettura ha ormai acquisito una accezione metropolitana.
Bigness + VINEX
Il rapporto quasi genealogico con Oma è stato spesso preso come unica chiave di lettura del lavoro di molti studi olandesi, Max Wan incluso. Dijkstra, se vogliamo ha l’aggravante dell’aspetto fisico: alto, spigoloso e talmente somigliante al suo vecchio capo da guadagnare il soprannome (non gradito) di Piccolo Koolhaas. Forse è anche per questo che ancora nel 2000, nel catalogo di Archilab, Max Wan viene definito come lo studio della nuova emergente generazione di architetti olandesi che con più ampiezza ed entusiasmo, aggiorna lo slogan BIGNESS coniato da Rem Koohlass e Ed Taverne negli anni novanta.
Dijkstra non concorda con questa definizione. Max Wan è interessato alla complessità della realtà, in tutte le sue sfaccettature siano esse culturali, sociali, finanziarie, politiche o tecniche, e nella relativa sfida progettuale. Le dimensioni non contano, come dimostra il loro portfolio che spazia dagli oggetti alle città.
Si capisce quindi che la relazione con OMA è più sentita nell’approccio realista piuttosto che nel continuo riferimento al concetto della grande dimensione come tema stereotipato del movimento olandese.
Micheal Speaks, da parte sua, sostiene che la Bigness non vada intesa solo come dimensione autoreferenziale dell’edifico , ma anche come la condizione in cui ha operato l’architettura olandese in questi anni. Il programma VINEX del 1993 rappresenta per Speaks la sterzata verso la grande dimensione anche nell’agenda politica. Questa scelta, per il professore americano, avrebbe comportato non solo un aumento della scala operativa degli studi di architettura ma anche la redifinizione della loro stessa organizzazione.
Per Dijkstra invece , non c’è stata nessuna particolare sterzata verso il BIG in questo periodo, visto che i progetti di housing su larga scala sono parte della pratica olandese da decenni, da quel Woningwet [2]del 1901 che ha sempre guidato la pianificazione nei paesi bassi. Più che sulla dimensione dei VINEX , la discussione dovrebbe muoversi su l’esito che ha avuto questo programma, che è stato concluso, e di cui e possibile fare quindi una valutazione a posteriori.
Negli ultimi anni si sta sviluppando una posizione critica che vede i VINEX come un fallimento. Secondo questa linea di pensiero sono sbagliati i presupposti strategici del programma, troppo orientati ad un modello insediativo che sembra rifarsi alla città americana: bassa densità, destinazione interamente residenziale, concentrazione dei servizi in Mall commerciali. Oltre ai problemi di sostenibilità di tale sistema si afferma l’idea che il buon livello della qualità architettonica non sia riuscito a dare un carattere di identità a queste nuove anonime periferie.
Per Dijkstra dipende da che angolo si guarda il problema. Bisogna trovare un bilanciamento fra le aspirazioni e desideri individuali e il risultato della realizzazione di queste aspirazioni. Quando è stato chiesto agli Olandesi come avrebbero voluto la loro casa (woonwens) hanno risposto che la loro aspirazione era una casa suburbana mono-familiare con giardino. Quando invece gli è stato chiesto quale fosse la loro visione del futuro dell’Olanda, hanno espresso il desiderio di vedere sistemi insediativi che non compromettessero ulteriormente gli spazi aperti e il paesaggio. Si noti che le due risposte sono antitetiche. I VINEX, quindi, sono stati un grande successo se si considera il fatto che forniscono alle persone le condizioni ambientali e tipologiche che avevano richiesto, con buona approssimazione. I VINEX sono invece un fallimento se si considera il fatto che hanno consumato territorio a sfavore di spazi aperti per la natura.
ORGWARE e SOFT URBANISM
Con un pragmatismo tutto olandese, Dijkstra riporta quindi il dibattito nei termini con cui è stato affrontato negli anni novanta, cioè quello di una emergenza abitativa che, grazie alla congiuntura economica, avrebbe potuto trasformarsi in una opportunità di sviluppo concertato.
Il lavoro di Maxwan parte da questo assunto per formulare il suo approccio teorico. Lo scopo ambizioso è quello di reinventare le procedure progettuali e strategiche in accordo con gli attori coinvolti e allo stesso tempo rompere con le teorie di pianificazione degli ultimi decenni, considerate ad un punto morto.
Per il programma di Leidsche Rijn, Maxwan in collaborazione con lo studio di ricerca e progettazione Crimson, propone un nuovo approccio che, invece di imporre un disegno a terra complessivo, sfrutta le potenzialità degli indici e dell’”Orgware”.
Orgware (Organizationware) è un termine derivato dall’economia e si riferisce a fattori di natura amministrativa, politica o legati alla politica che precedono lo sviluppo delle idee progettuali e conoscenze (software) e la costruzione e posizionamento di elementi fisici (hardware).
Come un ambiente invisibile, l’orgware costituisce il campo delle possibilità, una topografia di potenzialità e vincoli, con implicazioni almeno della stessa importanza della consolidata pianificazione topografica. Il progetto non proviene da alcun modello politico o filosofico, ma è adattato alla logica del mercato come autorità organica. Partendo infatti dall’assunto che il 70% delle unità abitative dei VINEX sarà finanziato da capitali privati, Max Wan cerca di basare il suo metodo su sistemi di logica finanziaria. Questa scelta pone la questione dei possibili effetti negativi in termini di utilità pubblica di uno sviluppo guidato dal libero mercato in una realtà come quella europea. Dijkstra afferma che l’esistenza innegabile di questa possibilità non cambia il fatto che il mercato sia una forza chiave, come lo sono le politiche di Governo (locale e nazionale).Gli architetti dovrebbero forzarsi a comprendere le dinamiche di mercato, per trovare il modo di collaborare e di ‘educare’ il mercato stesso.
Questo approccio market based , che secondo Dijkstra è esportabile al di fuori dei confine olandesi, incontra qualche difficoltà di attuazione in quei paesi in cui il sistema di libero mercato non possiede quella serie di pesi e misure ormai consolidate nelle realtà tradizionalmente liberiste. Non è difficile poi immaginare quali risultati avrebbe in paesi come l’Italia, dove l’abusivismo e la speculazione erodono in maniera incontrollata territorio.
Dijkstra concorda sulla difficoltà di applicazione in questi contesti ma ricorda che il mercato, per la sua attitudine alla massimizzazione del profitto nel corto termine, non può fornire un sistema strategico di vincoli e limitazioni. Questo deve essere definito da altre forze. Abbiamo bisogno di una teoria Keynesiana dell’architettura e della pianificazione.
L’opera di Maxwan quindi allarga lo sguardo dalle questioni di forma in senso stretto, comprendendo i processi di tipo economico e politico ed interiorizzandoli nelle dinamiche progettuali.
Una particolare attenzione va rivolta al fatto che questo approccio non esclude assolutamente gli strumenti della conoscenza compositiva, ma si focalizza su elementi diversi sui quali impostare la possibilità di controllo sulla forma di spazi, oggetti e lay-out urbani (Gabriele Pitocco).
Max Wan si fa quindi promotore di un approccio morbido, realista, opportunista e flessibile basato su un insieme di nuovi strumenti e indicatori che si focalizzano sull’individuazione delle opportunità più che delle limitazioni. Gli indici della Soft Urbanism diventano il linguaggio che permette la trasmissione di questi contenuti.
Questi indici riguardano lo spazio personale (misurato come superficie per persona), il mix di funzioni programmatiche (inteso come gradiente di omogeneità), la distribuzione (con un escursione dalla bassa distribuzione – concentrazione - alla alta distribuzione – uniformità), il grado di controllo istituzionale (individuando degli ambiti da controllare strettamente dalla collettività e delle aree gestite maggiormente dalle leggi di mercato), i limiti (aree di transizione tra ambiti spaziali omogenei) e l’indice di qualità.
index
La Soft Urbanism proposta da Max Wan non vuole proporsi come alternativa ad una Hard, anzi Dijkstra sostiene l’esistenza di una unica urbanistica definendosi addirittura altamente sospettoso di simili invenzioni incontrollabili di nuove definizioni senza un appropriato apparato di contenuti. Spesso Architetti, imprenditori e burocrati si nascondono dietro questi termini alla moda e si perdono con essi.
Max Wan non sembra essersi perso, e dieci anni dopo il Leidsche Rijn masterplan, lo studio di Rotterdam ripropone il suo approccio orientato verso le opportunità anche per il Barking Riverside Masterplan[3].
L’intervento è visto in relazione al più vasto progetto di riqualificazione del Riverside London Thames Gateway. Il sistema di spazi pubblici viene acquisito come sistema organizzativo dell’impianto. A questo vengono contrapposte delle aree residenziali a sviluppo privato che vengono regolate con indici di densità ,qualità e scala. Le frizioni fra questi due sistemi caratterizzati da rapporti dimensionali contrastanti, creano per Max Wan un eccitante mix di alta densità ed ampi spazi aperti. L’obbiettivo “non è quello di creare una strip lungo il fiume ma far sì che l’insediamento tragga beneficio dalle sue qualità per quanto concerne spazio ed atmosfera.”
L’intenzione è come sempre quella di creare un terreno per le opportunità coinvolgendo di attori economici ed istituzionali all’interno delle dinamiche progettuali.
Atelier Zuidvleugel
La formalizzazione di un apparato metodologico come quello di Max Wan è una procedura comune a molti studi olandesi, in cui la ricerca tlogo_09eorica è sempre considerata come supporto alla progettazione. In alcuni casi, come AMO, quella che può essere un’attitudine diventa un vero e proprio sistema autonomo.
Per Dijkstra, la ricerca, è (o dovrebbe essere) parte integrante della pratica progettuale, che qualche volta, se si hanno tempo e fondi da spendere o se si entra in qualcosa di realmente eccitante, può vivere di vita propria.
Le teorie di Max Wan hanno avuto il loro riconoscimento come metodo consolidato quando nel 2005 la Provincia della Zuid Holland ha coinvolto lo studio di Rotterdam nella piattaforma Zuidvleugel[4] per la strutturazione di un istituto di ricerca e progettazione su scala regionale. Max Wan ha fornito al progetto ricercatori, organizzazione e supervisione. L’atelier Zuidvleugel quindi potrebbe essere visto come il tentativo, non conscio, di integrare l’orgware nel sistema di pianificazione pubblica.
L’atelier può essere considerato come una ‘safety zone’ in cui progetti, iniziative e persone si ritrovano insieme. È un posto con diverse funzioni, pricipalmente sotto forma di workshop, che fornisce le strutture per progettare e sviluppare nuovi modelli analitici; è un posto di riunione in cui le persone possono scambiare la conoscenza e l’esperienza sulla Zuidvleugel. Ma non è solo un posto; l’atelier è anche un gruppo di persone, una squadra di progettisti provenienti dalla provincia, dai comuni e dagli uffici indipendenti che si sono cimentati nel ripensamento delle strategie spaziali per la Zuidvleugel attraverso lo studio di progetti, testi o modelli di nuova concezione. (AZV)
Dopo due anni l’istituto ha concluso la sua ricerca con una manifestazione finale e varie pubblicazioni. Dijkstra è convinto che l’operato dell’Atelier Zuidvleugel influenzerà le scelte di pianificazione ma che soprattutto ha contribuito a generare la consapevolezza che la scala regionale può essere studiata, capita e progettata dagli architetti in maggior misura di quanto la gente è disposta ad ammettere. La progettazione della grande scala è possibile e ne può essere fatto un buon uso.
Selezione Bibliografica
O.M.A., Rem Koolhaas, Bruce Mau, S, M, L, XL , evergreen , 1997
Federico Bilò, Rem Koolhaas, edizioni Kappa, 2004
Rem Koolhaas, Delirious New York, edizione italiana a cura di Marco Braghi, Electa, 2001
Michele Costanzo e Hans Hibelings, Dutch Touch, edizioni Kappa, 2004
Atelier Zuidvleugel, TussenRuimte – Inbetween space, AZV, the Hague 2007
Atelier Zuidvleugel, De 9 staden, AZV, the Hague 2007
Atelier Zuidvleugel, Ruimte en Lijn, AZV, the Hague 2006
Fonti Web
www.maxwan.nl
Arch’it parole chiave, Grande, articolo di Giovanni Corbellini, 28 gennaio 2005
Consultato nel febbraio 2008
Link http://architettura.supereva.com/parole/20050128/index.htm
Arch’it parole chiave, Bello ?, articolo di Giovanni Corbellini, 28 gennaio 2005
Consultato nel febbraio 2008
Link http://architettura.supereva.com/parole/20050128/index.htm
Perché questa forma? Strumenti di organizzazione della forma negli scenari contemporanei.
Articolo di Gabriele Pitocco, anno 2006
Consultato nel maggio 2008
http://www.presstletter.com/articolo.asp?articolo=418
Big Soft Orange, Michael Speaks
Consultato nel maggio 2008
http://www.arch.columbia.edu/Projects/Courses/Fall98/Speaks/speaks.html
Allegati
Intervista con Rients Dijkstra del maggio 2008
Di Luca Incerti
BIGNESS
Among the ‘emerging’ generation of Dutch architects, Maxwan can be definitely counted with those who are, with the most range and enthusiasm, updating the slogan coined by Rem Koolhaas and Ed Taverne in the 1990s : BIGNESS’. (http://www.archilab.org/public/2000/catalog/maxwan/maxwanen.htm)
Do you fit in this definition?
Which is the Max Wan declination for BIGNESS?
Maxwan is interested in real life issues, be it cultural, social, financial, political or technical, and in the related design challenges. Size does not matter, which is why our portfolio spans from object to city.
VINEX
Michael Speaks observes that the Fourth Nota Ruimte (and its formulation of the Vinex programs) represents a turn into the BIG also in the political agenda.
During the last few years, a critical position has been developed which defines the Vinex as a failure. This idea is mostly rooted on considerations regarding the effects on the real estate market prices and the quality of life in terms of services and functional mix.
Do you agree on this? By the way, what is the heritage of such ‘experiment’ in your opinion?
Is it still actual in Europe the concept of an urban settlement using Malls as basic services?
It all depends from which angle you come. A balance has to be found between individual hopes and wishes and the result of the realisation of those wishes. When asked about their ‘woonwens’ (how would you like your home), the Dutch have replied that they crave the single-family (suburban) house with garden. When asked about their vision of the future of Holland, they wish that new development does not further compromise landscape / open space. Note that the two answers are mutually exclusive. VINEX is a large succes in the sense that it provides people with the homes and environment that they have asked for, or a good approximation. VINEX is a failure in that it has occupied territory that could have been left open to nature.
ORGWARE
In the Leidsche Rijn Masterplan, you developed an orgware-based approach. You defined it as the organisational intelligence used to transform the ‘software’ of public and private policy directives into the ‘hardware’ of buildings and infrastructure. What is practically the orgware?
The non-physical forces (money, power, policy etc) that impinge upon a plan. First read our article in Archis 1995.
The solutions you reached in Leidsche Rijn define the market as the main force leading the development. Could this approach generate dangerous effects in terms of public utility?
The market is one of the main forces. Governmental policy (national, local) is another. And yes, it could have negative effects, but that doesn’t change the fact that it is a key force. Architects should force themselves to understand the market, to find ways of collaborating and then educating the market.
Can, this concept, be defined as an exportable mechanism from the Dutch controlled system to that market realities without sufficient weights and measures?
The orgware design concept? Yes it is universal.
The Mediterranean Countries, as Italy, have to manage the endemic problem of the illegal uncontrolled sprawl. How could you apply your market based approach in these situations?
I don’t know if you can. The market focus is short term and profit based. Other forces have to provide the limitations. We need a Keynesian theory for architecture and planning.
SOFT URBANISM
Soft Urbanism could be defined as the research and the application of new tools and indicators focusing on opportunities instead of obligations.
What is the peculiar difference with the hard urbanism? How do you reach the flexibility in a project?
There should only be one urbanism, that encompasses both the opportunities and the obligations. I am highly suspicious of the seemingly unstoppable invention of new descriptions without appropriate new content. Architects, developers and bureaucrats hide behind those fashionable terms and often get away with it.
Talking about the identification of new indictors and indexes, bringing as an example the Leidsche Rijn Master plan with the series of maps highlighting each a single urban quality such as program, density, building typology, spatial character, mix of uses, edges, control…
Could this analytic process gain the value of an international applicable method? Yes.
Are the indicators improved along the years? Yes.
THE OFFICE STRUCTURE
‘Such a turn to the BIG (the Vinex) has necessitated in Holland the development of a new disposition towards the practice of architecture itself’ (Speaks)
If you agree, in which way this situation has influenced your practice and the structure of your Office?
For us, there is no turn to the BIG. I’m not sure I agree with Michael here. The large scale housing project has been a part of Dutch practice for decades.
Almost all the Dutch Architecture design offices have a research sector, sometime just as an attitude, or as a specific branch (ex. AMO). It is probably motivated by the metropolitan field in which they operate that imposes the research of new approaches. Do you agree? Is it possible to consider the Atelier Zuidvleugel as your research branch?
Research is (should be) an integral part of design practice, which sometimes, if we have money or time to spend, or if we run into something really exciting, takes on a life of its own.
ATELIER ZUIDVLEUGEL
What is the Atelier Zuidvleugel? A research & design institute dedicated to the regional scale.
In which way it is related to Maxwan? Maxwan provided manpower, knowledge and supervision.
Could be conceived as the attempt to integrate the orgware in the Public Administration? Not consciously.
Which results it has had? Created awareness that the region can be studied and understood and designed to a greater extent than most people are willing to admit. Planning is possible and it can be put to good use.
Its research will influence the political agenda and the planning?
I believe it will.
[1] Vinex sta per “Vierde Nota Ruimtelijke Ordening Extra”, un documento programmatico del Ministero Olandese per l’ housing, la programmazione spaziale, e la gestione ambientale (Ministrie van VROM). In questo documento venivano identificate vaste aree urbane periferiche per uno sviluppo massivo di housing, stabilito in 1.100.000 nuove abitazioni da completare fra il 1993 e il 2005.
[2] Per eliminare le pessime condizioni in cui versavano la abitazioni in Olanda alla fine del XIX secolo, il governo introdusse il primo Housing Act nel 1901. La Carta dava al governo centrale tre importanti strumenti per intervenire nel housing pubblico:
Il finanziamento delle abitazioni in affitto da parte di associazioni e municipi.
Possibilità di intervenire sul mercato per il calmieraggio dei prezzi delle abitazioni a favore dei redditi più bassi.
Sistemi normativi per migliorare la costruzione di abitazioni e Housing stock.
[3] Barking Riverside è una delle 5 aree strategiche individuate da John Prescott per progetti di comunità sostenibili capaci di supportare lo sviluppo di nuovi insediamenti nel Thames Gateway.
In quest’area di 150 ettari Maxwan creerà una struttura insediativa con 11.000 nuove abitazioni con alti livelli di innovazione dal punto di vista progettuale, energetico e costruttivo (Gabriele Pitocco).
[4] Letteralmente ALA SUD. Negli ultimi anni si è cercato di affiancare alla ormai consolidata visione del Randstad, quella di sistemi di conurbazione lineare. Quello nord è rappresentato dall’asse fra Harlem, Amsterdam e Almere. Quello sud dall’asse L’Aja, Rotterdam Dordrecht. L’atelier Zuidvleugel è stato creato dalla Provincia dell’Olanda del Sud in collaborazione con i Municipi de L’Aja e Rotterdam, il ministero VROM, Habiforum e Transumo nel 2005 e nel novembre del 2007 ha concluso la sua ricerca.
Modellare il presente
Se la condivisione, classificazione, registrazione ed elaborazione, in una parola la gestione delle informazioni rappresentano la base della rivoluzione informatica, la possibilità di generare modelli dinamici di simulazione ne definisce l’applicazione pratica che ha subito la maggiore accelerazione di sviluppo nell’ambito architettonico.
Negli ultimi trenta anni i sistemi informatici hanno subito un processo di democratizzazione, che ha generato un cambiamento radicale nella struttura delle informazioni attraverso la loro digitalizzazione parallelamente allo sviluppo di software ed hardware sempre più potenti e funzionali in grado di gestirle. Se nel 1981 i calcolatori erano divenuti a tutti gli effetti PC (personal computer) con l’accordo Microsoft- IBM e l’avvento del linguaggio MS-DOS, è nel 1984 con il primo OS ad interfaccia grafica della Apple che i computer diventano uno strumento di massa. La possibilità di relazionare gli spreadsheet con la rappresentazione grafica permise la nascita di quel Filevision antisignano dei potenti programmi GIS su cui di basano i sistemi di modellazione urbana odierni (A. Saggio).
Questo passaggio rappresenta il fulcro della rivoluzione nel campo della simulazione: se i modelli di simulazione urbana studiati sin dagli anni ‘50, come quelli del MIT di Boston, mantengono ancora una loro attualità metodologica, l’enorme salto in avanti è generato dalla disponibilità di informazioni in formato digitale e dalla possibilità di interallacciarle in un sistema relazionale grafo-numerico.
MIT SEANSEable lab - Real time Rome
Nell’era digitale i TOOLS di simulazione, infatti, hanno la possibilità di sviluppare un approccio processuale basato sull’analisi di relazioni complesse, flussi immateriali, fenomeni dinamici e, soprattutto sulla loro visualizzazione in tempo reale.
Nella nuova condizione metropolitana si necessitano modelli che siano dinamici, selettivi, scalabili e flessibili, come propone Manuel Gauza, con la sua Matrice Operativa. Uno strumento simile al Dark Body della skizo-analisys di Michael Hayes che assorbe come un negativo fotografico la proiezione della realtà, ma con la proposizione di divenire operativo, ossia non finalizzato alla sola rappresentazione ma anche alla gestione simultanea di dati in divenire.
Il futuro della comprensione dei fenomeni urbani, allora, non è più solo legato alle strutture architettoniche, ma anche e sempre di più alla vivibilità dei soggetti che praticano il tessuto urbano e lo riempiono di segni, di iscrizioni di rappresentazioni. (Ruggero Ragonese)
Per lungo tempo in architettura l’uomo è stato considerato come un dato numerico necessario a definire un rapporto di scala. Allo stesso modo gli strumenti urbanistici hanno sempre considerato il fattore umano come un dato dimensionale statico, una densità immobile dal comportamento prevedibile.
Oggi, con l’affermarsi dell’approccio deduttivo, non è più tanto importante definire l’uomo nella sua fisicità immanente ma piuttosto nel sistema di relazioni che genera le dinamiche urbane.
Già negli anni settanta si proponeva, ad esempio, una visione dell’architettura che prendesse in considerazione lo spettro completo dei fenomeni percettivi, permettendo il superamento del regime visuale nella dimensione sensoriale. (M. Zardini)
La possibilità di mappatura dinamica delle percezioni sensoriali ribalta il punto di vista della modellazione, ponendo l’attività umana come generatrice della città e non viceversa.
Il problema diventa quindi semiotico, perché è la città stessa ad aver mutato il suo significato. La capacità di sintesi dei sistemi informatici, ampliando i margini operativi imposti dagli strumenti, offre oggi la possibilità di interpretare simultaneamente e dinamicamente una realtà che ha ridefinito e ampliato la sua fenomenologia, permettendo di vedere rappresentata quella complessità che in passato è stato difficile anche solo immaginare.
Mirko Zardini, Sense of the City: An Alternate Approach to Urbanism, Lars Muller Publishers, 2005
G.Marrone, I.Pezzini (a cura di) Linguaggi della città : senso e metropoli II, Modelli e proposte di analisi , Meltemi, 2008
G.Marrone, I.Pezzini (a cura di) Senso e metropoli, per una semiotica post urbana , Meltemi, 2007
C. Griffa, La città cibernetica, Meltemi 2008
Atelier Zuidvleugel, TussenRuimte – Inbetween space, AZV, the Hague 2007
Atelier Zuidvleugel, De 9 staden, AZV, the Hague 2007
Atelier Zuidvleugel, Ruimte en Lijn, AZV, the Hague 2006
R. Burdet (a cura di) 10.Città architettura e società, Marsilio Editori, 2006
M. Gausa, V. Guallart, W. Müller, F. Soriano, F. Porras, J. Morales
“The metapolis dictionary of advanced architecture.
City, technology, society in the information age”
Actar, Barcelona, 2003
Fonti Web
City noise
Consultato nel maggio 2008
http://www.citynoise.com
MIT SENSEable City Laboratory
Consultato giugno 2008-06-26
http://senseable.mit.edu
Negli ultimi trenta anni i sistemi informatici hanno subito un processo di democratizzazione, che ha generato un cambiamento radicale nella struttura delle informazioni attraverso la loro digitalizzazione parallelamente allo sviluppo di software ed hardware sempre più potenti e funzionali in grado di gestirle. Se nel 1981 i calcolatori erano divenuti a tutti gli effetti PC (personal computer) con l’accordo Microsoft- IBM e l’avvento del linguaggio MS-DOS, è nel 1984 con il primo OS ad interfaccia grafica della Apple che i computer diventano uno strumento di massa. La possibilità di relazionare gli spreadsheet con la rappresentazione grafica permise la nascita di quel Filevision antisignano dei potenti programmi GIS su cui di basano i sistemi di modellazione urbana odierni (A. Saggio).
Questo passaggio rappresenta il fulcro della rivoluzione nel campo della simulazione: se i modelli di simulazione urbana studiati sin dagli anni ‘50, come quelli del MIT di Boston, mantengono ancora una loro attualità metodologica, l’enorme salto in avanti è generato dalla disponibilità di informazioni in formato digitale e dalla possibilità di interallacciarle in un sistema relazionale grafo-numerico.
MIT SEANSEable lab - Real time Rome
Nell’era digitale i TOOLS di simulazione, infatti, hanno la possibilità di sviluppare un approccio processuale basato sull’analisi di relazioni complesse, flussi immateriali, fenomeni dinamici e, soprattutto sulla loro visualizzazione in tempo reale.
Nella nuova condizione metropolitana si necessitano modelli che siano dinamici, selettivi, scalabili e flessibili, come propone Manuel Gauza, con la sua Matrice Operativa. Uno strumento simile al Dark Body della skizo-analisys di Michael Hayes che assorbe come un negativo fotografico la proiezione della realtà, ma con la proposizione di divenire operativo, ossia non finalizzato alla sola rappresentazione ma anche alla gestione simultanea di dati in divenire.
Il futuro della comprensione dei fenomeni urbani, allora, non è più solo legato alle strutture architettoniche, ma anche e sempre di più alla vivibilità dei soggetti che praticano il tessuto urbano e lo riempiono di segni, di iscrizioni di rappresentazioni. (Ruggero Ragonese)
Per lungo tempo in architettura l’uomo è stato considerato come un dato numerico necessario a definire un rapporto di scala. Allo stesso modo gli strumenti urbanistici hanno sempre considerato il fattore umano come un dato dimensionale statico, una densità immobile dal comportamento prevedibile.
Oggi, con l’affermarsi dell’approccio deduttivo, non è più tanto importante definire l’uomo nella sua fisicità immanente ma piuttosto nel sistema di relazioni che genera le dinamiche urbane.
Già negli anni settanta si proponeva, ad esempio, una visione dell’architettura che prendesse in considerazione lo spettro completo dei fenomeni percettivi, permettendo il superamento del regime visuale nella dimensione sensoriale. (M. Zardini)
La possibilità di mappatura dinamica delle percezioni sensoriali ribalta il punto di vista della modellazione, ponendo l’attività umana come generatrice della città e non viceversa.
Il problema diventa quindi semiotico, perché è la città stessa ad aver mutato il suo significato. La capacità di sintesi dei sistemi informatici, ampliando i margini operativi imposti dagli strumenti, offre oggi la possibilità di interpretare simultaneamente e dinamicamente una realtà che ha ridefinito e ampliato la sua fenomenologia, permettendo di vedere rappresentata quella complessità che in passato è stato difficile anche solo immaginare.
Mirko Zardini, Sense of the City: An Alternate Approach to Urbanism, Lars Muller Publishers, 2005
G.Marrone, I.Pezzini (a cura di) Linguaggi della città : senso e metropoli II, Modelli e proposte di analisi , Meltemi, 2008
G.Marrone, I.Pezzini (a cura di) Senso e metropoli, per una semiotica post urbana , Meltemi, 2007
C. Griffa, La città cibernetica, Meltemi 2008
Atelier Zuidvleugel, TussenRuimte – Inbetween space, AZV, the Hague 2007
Atelier Zuidvleugel, De 9 staden, AZV, the Hague 2007
Atelier Zuidvleugel, Ruimte en Lijn, AZV, the Hague 2006
R. Burdet (a cura di) 10.Città architettura e società, Marsilio Editori, 2006
M. Gausa, V. Guallart, W. Müller, F. Soriano, F. Porras, J. Morales
“The metapolis dictionary of advanced architecture.
City, technology, society in the information age”
Actar, Barcelona, 2003
Fonti Web
City noise
Consultato nel maggio 2008
http://www.citynoise.com
MIT SENSEable City Laboratory
Consultato giugno 2008-06-26
http://senseable.mit.edu
giovedì 5 giugno 2008
Modellazione e Simulazione ludica 2
Tipo 2
simulazione sintetica diagrammatica
scala della semplificazione
simulazione sintetica diagrammatica
scala della semplificazione
Modellazione e Simulazione ludica 1
Tipo 1
Simulazione del contesto reale
Scala della percezione visiva
Simulazione del contesto reale
Scala della percezione visiva
Realtà e Simulazione
' Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale. Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello. Questo è il mondo che tu conosci. Il mondo com'era alla fine del XX secolo. E che ora esiste solo in quanto parte di una neuro-simulazione interattiva che noi chiamiamo Matrix. Sei vissuto in un mondo fittizio, Neo.
Abiti diversi, spinotti nelle braccia e in testa assenti, anche i tuoi capelli sono cambiati. Il tuo aspetto attuale è quello che noi chiamiamo "immagine residua di sé", la proiezione mentale del tuo io digitale.'
Matrix, 1999
Abiti diversi, spinotti nelle braccia e in testa assenti, anche i tuoi capelli sono cambiati. Il tuo aspetto attuale è quello che noi chiamiamo "immagine residua di sé", la proiezione mentale del tuo io digitale.'
Matrix, 1999
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